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Riceviamo, pur se a quattro anni circa di distanza, in riferimento specifico anche a un articolo pubblicato nel n. 9 della
nostra rivista col titolo “La fontana dei leoni di Avola” a firma di Attilio Mangiagli, una letterera...

 

  • ISOLA, PATRIA
    di Maria De Luca Pistoresi
    Spett.le redazione,
    a nome mio, miei figli (Corrado, Vincenzo, Vera, Graziella) e di tutta la mia famiglia intendo ringraziare per la commossa e sentita partecipazione al nostro lutto tutti voi e, tramite voi, tutti i soci che hanno manifestato, sia con la presenza sia con gli scritti, il loro profondo rispetto per la persona e per l’amico che purtroppo è venuto a mancare.
    Giuseppe Schirinà era orgoglioso di far parte dell’Associazione, della quale aveva visto e seguito i primi passi quando era ancora in nuce. Aveva collaborato da subito, non solo affidandole i suoi scritti ma anche partecipando attivamente alla sua vita culturale. Lui, schivo com’era, tuttavia si mostrava sempre disponibile ed entusiasta di ogni attività programmata, convinto che fosse necessario fare qualcosa per Avola. La sua mente, lucida fino all’ultimo, era una miniera inesauribile dotata di quella saggezza che solo l’età può dare. Tutto ciò è stato recepito dai tanti amici e conoscenti che hanno voluto onorarlo. Nel momento del dolore anche questo è un grande conforto. I ringraziamenti vanno a tutti ma particolarmente al prof. Burgaretta che ha voluto ricordarlo e leggere alcune poesie significative tratte dalle pubblicazioni, durante la messa funebre, e il prof. Maranci che ha voluto fare alla famiglia un omaggio alla memoria graditissimo e commovente, un ritratto del nostro caro intimo familiare. Grazie per quanto è stato fatto e per quello che, in futuro, si vorrà ancora fare.
    Nella Monello Schirinà



    Legnano, 22 febbraio 2005
    Un sentito ringraziamento a tutta la redazione e in modo particolare a Silvano Appolloni e a Lei, presidente, per aver dedicato un articolo della vostra bella rivista all’amato Mimmo, compagno di quarantacinque anni della mia vita.
    Mimmo non è stato solo un marito e un padre affettuoso, ma anche una guida per tante generazioni di studenti che vivamente lo ricordano e lo stimano.
    La sua naturale modestia, il suo rifiuto di protagonismo, la gelosa intimità del suo lavoro di pittore, lo rendevano schivo a qualsiasi “apparire”, ed anche quando il grande Salvatore Fiume andò a trovarlo nel suo studio di Legnano, Mimmo rifiutò l’invito a partecipare al “Gruppo Meneghino” che stava sorgendo in quegli anni a Milano.
    “Io cerco di esprimere a colori, con i colori i miei pensieri, i miei sentimenti, le mie emozioni e non sono interessato alle frequentazioni, alle parole…” Questa fu la sua risposta. Ecco, Guglielmo, Mimmo, era anche questo. Un solitario? Si, forse, ma sapeva cogliere il vero e più profondo senso della vita, “sapeva ricomporre le lacerazioni della quotidianità, alla ricerca di una nuova bellezza serenatrice” (prof. G. Conte). “L’arte si ottiene quando la mano, la mente e il cuore lavorano insieme”(J. Ruskin).
    Gentile Signora Grazia, mi voglia scusare se abuso della sua cortesia, dilungandomi nel parlare del mio Mimmo, ma sono certa che le fa piacere conoscere i “Figli” della nostra amata Avola. Mi riprometto di comunicarle l’indirizzo del sito Web che i miei figli stanno progettando e che dovrebbe essere pronto prima dell’estate. Con i miei migliori auguri di lunga vita all’interessante pubblicazione che state curando, vi ringrazio per il vostro impegno e la saluto affettuosamente.
    Teresa Bono Guarino
     
    NB: L’autore dell’articolo dedicato a Guglielmo Guarino e apparso nel numero precedente della Rivista si scusa per l’involontario errore riguardante l’esatto nome anagrafico del pittore.